Il bianco della tela è troppo bianco, è come un invito a sporcalo con i colori. Mi piace fare in modo che il colore assuma una forma materica, quasi tridimensionale. L’ausilio di paste materiche e stucchi sono la base perfetta per dare corpo ad un quadro. Il colore, che sia denso, oppure al contrario acquarellato, o usato a secco, dona anima e personalità al dipinto.
Un quadro è qualcosa di molto personale. Per questo diventa quasi un’esigenza parlare con il committente a lungo, non solo per capirne le esigenze, ma per cercare di cogliere qualche lato della sua personalità, delle sue emozioni, che mi permettano di realizzare un’opera che non sia solo bella, ma che sia la rappresentazione a colori di un sentimento.
Un dipinto va a riempire uno spazio, arreda in maniera molto decisa una parete, o un’intera stanza. Quando possibile mi reco sul posto per rendermi conto degli spazi, ma soprattutto del contesto in cui andrà inserito. Devo capire se il quadro deve essere armonioso con ciò che lo circonda oppure se deve essere un elemento di rottura. È così che io intendo “fatto su misura”. Il quadro ha dimensioni fisiche, riempie una dimensione di vita e coglie l’anima di chi lo possiede.
Non è sempre facile però. Un quadro può creare anche una grande frustrazione. Non sempre si riesce a rappresentare su tela quello che si ha nel cuore. Diverse tele giacciono su uno scaffale del mio laboratorio, incompiute, ma non abbandonate. Capita, infatti, che sia solo il momento sbagliato per un lavoro. Poi riprendi in mano quello schizzo, lo osservi per un attimo, ti riappassioni e, in men che non si dica, anche quel quadro riprende vita.